Guida all'autopubblicazione per autori indipendenti
- ramona.dibella

- 8 nov
- Tempo di lettura: 6 min
Hai presente i sogni?
Quelli che teniamo chiusi in un cassetto, quelli a occhi aperti, quelli che ogni tanto fanno capolino mentre pensiamo ad altro. Io sono una fan dei sogni, soprattutto di quelli che chiedono coraggio. Perché sognare è facile, ma provare a realizzare un sogno è tutta un’altra storia. E ogni volta che mi scoraggio, mi obbligo a pensare a una frase di Roberto Baggio, detta dopo quel rigore sbagliato nella finale dei mondiali del ’94: «I rigori li sbaglia soltanto chi ha il coraggio di tirarli».
Ecco, autopubblicarsi è un po’ la stessa cosa. Puoi tenere il tuo manoscritto al sicuro, nascosto in una cartella del computer, oppure puoi metterti in gioco, accettare il rischio, ma anche darti la possibilità del successo.
Oggi, a differenza di vent’anni fa, non hai più bisogno che qualcuno ti scelga per pubblicare il tuo libro. Puoi farlo tu.
In questa guida all'autopubblicazione per autori indipendenti voglio raccontarti come funziona davvero il self publishing: dalle piattaforme più usate ai passaggi fondamentali per arrivare a un libro curato, professionale e pronto a incontrare i suoi lettori.
Cos’è davvero l’autopubblicazione
L’autopubblicazione (o self publishing) è il processo con cui un autore pubblica la propria opera in autonomia, senza passare da una casa editrice tradizionale. In pratica, diventi l’editore di te stesso: ti occupi del testo, della grafica, della distribuzione e della promozione.
Può sembrare faticoso (e lo è), ma è anche incredibilmente liberatorio. Hai il pieno controllo sul progetto, dai tempi di pubblicazione al prezzo di copertina, fino alle scelte estetiche e di marketing. E se fatto bene, può anche essere redditizio, perché in alcuni casi le royalties arrivano fino al 70%.
Naturalmente, la casa editrice ha ancora i suoi vantaggi (distribuzione capillare, credibilità, ufficio stampa), ma per chi vuole testare il mercato, il self publishing può essere un’ottima scelta.
Le piattaforme: da dove cominciare
La piattaforma più conosciuta è senza dubbio Amazon KDP, che permette di pubblicare sia ebook che cartacei con stampa su richiesta. È intuitiva, veloce e ti mette davanti a milioni di lettori in tutto il mondo.
Poi c’è Kobo Writing Life, molto diffusa in Europa e in Canada, che offre ottime condizioni e un’interfaccia semplice da usare.
In Italia si stanno anche affermando altre realtà come StreetLib, ilmiolibro, una delle piattaforme italiane più affidabili per chi vuole pubblicare in autonomia, e Youcanprint.
Molti autori iniziano da Amazon e poi si espandono su altre piattaforme: non è una regola, ma un buon modo per imparare a gestire il processo senza disperdere le energie.
Il testo prima di tutto (e i due giri di bozze)
Autopubblicarsi non significa saltare i passaggi, ma farsene carico. Serve un editing accurato, una correzione di bozze professionale (in gergo due “giri di bozze”), un’impaginazione curata e una copertina all’altezza.
E quando si parla di editor, vale la pena scegliere con attenzione: affidati a professionisti con esperienza, magari con collaborazioni attive con case editrici affermate. È un buon indicatore di competenza e ti assicura che il tuo testo venga trattato con lo stesso livello di cura riservato ai libri pubblicati nel circuito tradizionale. Un occhio esperto sa riconoscere le debolezze di un testo, ma anche valorizzarne la voce e la struttura, senza snaturarla.
L’errore più comune tra gli autori indipendenti, infatti, è pensare che “tanto basta rileggere”. Ma la verità è che un libro autopubblicato senza controllo editoriale rischia di non essere mai letto.
Certo, l’autonomia è affascinante, ma questo non significa fare tutto da soli: serve affidarsi a professionisti, dall’editor al grafico, fino a chi cura la formattazione. Perché un buon libro nasce dal lavoro di squadra, anche quando il nome sulla copertina è uno solo.
Copertina, impaginazione e dettagli che fanno la differenza
“Non giudicare un libro dalla copertina” è un proverbio che nell’editoria non funziona. La copertina è la prima cosa che un lettore vede, il biglietto da visita che comunica immediatamente il genere e il tono del testo.
Un romanzo rosa non può sembrare un thriller, e un saggio non può sembrare un fantasy. Il design deve parlare la lingua del genere, restare leggibile e rispettare le proporzioni di stampa.
Allo stesso modo, l’impaginazione (digitale o cartacea) deve essere pulita e leggibile: margini corretti, sillabazione curata, rientri coerenti. Se il lettore storce il naso davanti alla formattazione del testo, vuol dire che qualcosa è andato storto.
Promuovere un libro
Pubblicare non basta. Il passo successivo è far sapere al mondo che il tuo libro esiste.
Costruire una presenza online è fondamentale: i social, le newsletter, i blog letterari e i bookstagrammer possono fare la differenza.
Su Amazon, i primi 30 giorni sono cruciali: il libro riceve più visibilità, quindi è il momento giusto per raccogliere recensioni, proporre sconti o usare le campagne pubblicitarie della piattaforma.
Ma la promozione non finisce lì. Creare una mailing list, raccontare il dietro le quinte, condividere il percorso, tutto contribuisce a costruire una relazione con i lettori. Ed è proprio questa la forza dell’autopubblicazione: parlare direttamente con chi ti legge.
I soldi, senza giri di parole
Si guadagna? Sì, ma dipende.
Non esiste una formula magica per arricchirsi con il self publishing, ma esistono strategie che nel tempo fanno davvero la differenza.
La maggior parte degli autori indipendenti inizia con vendite modeste: qualche copia agli amici, qualche recensione, un po’ di curiosità. Poi, man mano che pubblica altri libri, si costruisce una backlist, cioè un catalogo di titoli che continua a generare lettori e vendite nel tempo. Ogni nuovo libro non solo porta guadagni diretti, ma spinge anche i lettori a scoprire i titoli precedenti.
Le piattaforme digitali (come Amazon, Kobo, StreetLib ecc.) offrono margini più alti rispetto all’editoria tradizionale, ma non bisogna farsi illusioni: il vero guadagno arriva con la costanza, non con un singolo titolo. Alcuni autori indipendenti pubblicano due o tre libri l’anno, curano la propria presenza online e promuovono attivamente le loro opere, trasformando l’autopubblicazione in una piccola impresa editoriale personale.
Il self publishing, in fondo, non è un colpo di fortuna ma un percorso di crescita. Ogni libro ti insegna qualcosa: sul mercato, sui lettori, su te stesso come autore. Scrivi, pubblichi, impari, migliori.
È un mestiere che cresce insieme ai tuoi libri e che, se curato con pazienza e professionalità, può davvero diventare una fonte di soddisfazione (e, per molti, anche di reddito).
Il pregiudizio (e perché non dovresti crederci)
Succede già nella musica, nel giornalismo, perfino tra gli influencer: molti iniziano da soli. Eppure, ancora oggi l’autopubblicazione viene spesso guardata con sospetto, come se fosse un piano B. Ma non è così. Anche la radio, a suo tempo, era vista con diffidenza. Don’t worry: passerà.
La verità è che l’autopubblicazione non è un problema, lo diventa solo quando viene fatta male. Pubblicare senza fare l’editing del testo, senza cura grafica o senza un minimo di strategia significa condannare un libro all’invisibilità.
Ed è anche per questo che il self publishing si è guadagnato una reputazione poco felice: troppi titoli improvvisati, troppa fretta, troppo poco rispetto per la scrittura.
Ma le cose stanno cambiando. Gli autori indipendenti che investono sulla qualità stanno dimostrando che si può fare editoria seria anche da soli. E il pubblico, lentamente, se ne sta accorgendo.
Il coraggio di tirare
L’autopubblicazione richiede la stessa dose di coraggio e disciplina che serve per scrivere un buon libro. Ti mette davanti a scelte pratiche e creative, ti obbliga a imparare cose nuove, a gestire ogni fase del processo e a prenderti la piena responsabilità del risultato finale.
È un percorso che richiede impegno, ma che ti regala anche una libertà che pochi altri percorsi possono offrire: quella di decidere tempi, modi e direzione del tuo progetto.
Non è una scorciatoia, ma un altro modo di fare editoria: più autonomo, più consapevole e, sì, anche più coraggioso.
E se a volte ti senti sopraffatto, ricordati di Roberto Baggio e di quel rigore sbagliato.

Ramona Di Bella
Mi occupo di narrativa e saggistica per case editrici come La nave di Teseo, Solferino, Mondadori, Edizioni EL e Carocci, ma anche della traduzione e della revisione delle guide Lonely Planet.
Negli anni ho avuto modo di seguire progetti diversi, dalla narrativa contemporanea ai saggi più tecnici, fino all’editoria di viaggio. Prima di intraprendere la libera professione, ho lavorato a lungo in Minerva Medica.
Lavoro con case editrici, autori e professionisti, affiancandoli in ogni fase del percorso editoriale.


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